All’inizio dell’anno scolastico di rivedono i programmi e il piano di insegnamento per l’intero anno. Eppure, inevitabilmente, a fine anno molti insegnanti non hanno completato il programma.
Qualcuno pensa che pianificare sia un’inutile perdita di tempo (meglio fare le cose che perdere tempo a pianificarle!).
Qualcuno pensa che pianificare sia una sorta di gioco per menti perverse, e un po’ malate (cosa pianifichi a fare: tanto poi i piani vengono sempre stravolti!)
Qualcuno pensa che pianificare equivalga a imbrigliare la fantasia, o perdere opportunità, o ancora sia contrario alla necessaria flessibilità.
In realtà pianificare è il sistema migliore per potenziare la flessibilità e saper cogliere tutte le opportunità che si presentano, mantenendo l’obiettivo.
E questo vale per qualunque cosa, e non solo per definire il piano di cosa insegnare nel corso di un anno scolastico. Forse parleremo in seguito del perché pianificare, ma ora mi preme soprattutto condividere un metodo di pianificazione che possa consentire di ideare un piano totalmente realizzabile.
Già, perché uno dei rischi di un piano è che sia davvero irrealizzabile, ma il problema è nel piano in sé, non nel pianificare.
Alcuni fanno un piano partendo dall’inizio, dal primo giorno, e cercando di collocare tutti gli impegni in ordine progressivo. Cercano, quindi, di fare le cose il prima possibile.
Altri fanno esattamente il contrario: fanno il piano partendo dalla fine, e risalgono man mano il tempo, fino al primo giorno. Fanno quindi le cose il più tardi possibile.
Entrambe i metodi hanno vantaggi e svantaggi, ed è per questo che, unendoli, si riducono i rischi e i difetti.
Alcuni tendono a sovrastimare i tempi necessari, altri a sottostimarli.
Un buon modo, piuttosto efficace, per pianificare è quello di lavorare sulla time line. È un esercizio che può essere fatto sia mentalmente che fisicamente.
Si tratta di fissare un punto di partenza, ed un punto di arrivo. La linea che unisce i due punti può anche essere segnalata sul pavimento, e rappresenta il tempo.
Partendo dall’inizio, vengono poi collocati, nel tempo, le diverse scadenze. Arrivato al punto di arrivo, ci si pone mentalmente nella condizione del traguardo, e si percorre il procedimento all’indietro.
Collocando materialmente i diversi step diventa palese se siamo portati a sovrastimare o a sottostimare i tempi. E ripercorrendo il processo a ritroso, cambiando prospettiva, diventa chiaro se abbiamo saltato step necessari.
Ma l’esercizio ha anche un’altra funzione, oltre a quelle di aumentare l’accuratezza e offrire diverse prospettive. Infatti, come possono dirvi gli sportivi di alto livello, è visualizzando un traguardo raggiunto ci si mette nella condizione di superare i nostri limiti consueti, di superare noi stessi.
Ciò che abbiamo saputo vivere attraverso la visualizzazione ci incide nel nostro subcosciente, e la prestazione diventa improvvisamente, come per magia, più facile, più completa.