Già, farsi rispettare oggi è davvero un problema. Sarebbe bello avere regolette, o meglio ancora poter spingere un bottone e ottenere rispetto.
Secondo me nella società ideale tutti beneficiano del massimo rispetto, fin dal momento della nascita. Poi, un po’ come la patente a punti, man mano possono perdere il rispetto degli altri, ma mantengono comunque il diritto all’educazione. E adesso che vi ho espresso il più irrealizzabile dei miei sogni, parliamo di cose serie.
Ci sono suggerimenti e consigli per farsi rispettare? La comunicazione può aiutare?
Sì a entrambe le domande. Però bisognerebbe fare un mucchio di distinguo ed esempi per fornire i possibili supporti e i possibili appigli.
C’è però una regola che oserei definire infallibile: difficilmente otterrai dagli altri maggior rispetto di quello che dai a te stesso.
In pratica il rispetto è una questione di rispetto.
Non c’entra nulla il potere, ma neanche la sicurezza.
Si può essere insicuri, pieni di dubbi, persino pensare di non valere nulla, ma aver rispetto per se stessi. Viceversa conosco persone apparentemente tanto sicure da risultare arroganti che non hanno rispetto per se stesse, e quindi subiscono, sul lavoro o in famiglia, abusi per mancanza di rispetto. Il rispetto è strettamente alleato e supportato dalla consapevolezza. Conoscere se stessi, i propri difetti, i propri limiti, le proprie debolezze, è consapevolezza e parte integrante del rispetto per se stessi. Si varca il confine della consapevolezza per giungere al rispetto quando i propri limiti vengono “lavorati”.
Ma che vuol dire lavorare i propri limiti?
Vuol dire cercare di migliorarli, senza farli diventare nemici, vuol dire accettarli cercando di superarli e vuol dire perdonarli, e perdonare se stessi. Inoltre una componente del rispetto di se stessi è il non farsi fregare. Sembra un’assurdità, ma è vero. Nella vita ci sono situazioni in cui “ci si lascia mettere i piedi in testa”. Succede a tutte le persone normali, e spesso capita ai migliori. Secondo me la differenza scatta fra quando subiamo per paura o vantaggi personali privi di valenza etica e quando accettiamo in nome di valori più elevati, di cui siamo perfettamente consapevoli. Esaminiamo alcuni casi limite.
Una moglie che si lascia sminuire, insultare, persino picchiare dal marito perché ne ha paura, o perché teme che non troverà altro, o perché pensa di dover subire perché è nata donna, dimostra mancanza di rispetto per se stessa.
Una moglie che accetta un tradimento per salvare un matrimonio in cui crede o perché pensa che potrebbe succedere anche a lei in certe condizioni, rinuncia momentaneamente e coscientemente al rispetto che il marito le deve per un valore che ritiene superiore.
Un impiegato che subisce mobbing o scenate in maniera fantozziana denota mancanza di rispetto per se stesso.
Ma lo stesso impiegato che accetta il mobbing, e le relative notti insonni, perché ha un mutuo da pagare rinuncia momentaneamente e liberamente al rispetto di se stesso.
Forse, riflettendo, la differenza è tutta qui: rinuncia cosciente e momentanea e accettazione cosciente, consapevole e momentanea di un trattamento errato o scivolamento nella convinzione che il trattamento sia parte integrante della vita.
Le battaglie vanno combattute, ma un bravo generale sceglie il momento in cui combatterle e la tattica di battaglia.
Vedremo successivamente se le tecniche di comunicazione possono offrire suggerimenti per farsi rispettare da alunni, genitori, colleghi e capi.