La disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli record, quasi il 30%, peggio dell’Italia sono solo Spagna, Slovacchia, Grecia e Svezia.
In Germania, infatti, solo un ragazzo su dieci tra i 15 e i 24 anni, non riesce a trovare lavoro, mentre nel nostro Paese, la statistica si triplica passando a tre ragazzi su dieci.
Spesso questi giovani spediscono centinaia di curriculum al mese e sono fiduciosi in una chiamata lavorativa, che statisticamente dovrebbe avvenire, ma il realtà il telefono non squilla e i propri curriculum finiscono nei dimenticatoi, generando una sfiducia massiccia sulla ricerca dell’occupazione.
Secondo un esame del capo della divisione Politiche e analisi del lavoro all’Ocse, l’economia italiana non è brillante come il resto di quella europea, e l’accesso all’occupazione risulta essere molto più complesso.
La flessibilità del lavoro, che avrebbe dovuto garantire l’occupazione giovanile, con i nuovi contratti a progetto, che non comportano troppe spese per le aziende, sono i primi ad essere stati tagliati a causa della crisi, gettando nuovamente in strada i giovani lavoratori.
Per uscire da questa situazione occorre seguire la via intrapresa anni fa dall’Olanda, dove la disoccupazione giovanile è stabile, ormai da anni, sull’8%. Il metodo olandese si basa su percorsi formativi completi e qualificati e una politica di assistenza basata sull’individuo, e non sulla famiglia, come quella italiana.
In Germania, dove la disoccupazione giovanile è scesa al 9% circa, si adottano gli stessi principi dell’Olanda, in quanto si punta molto sulla formazione e la specializzazione sul lavoro, corsi sovvenzionati dallo Stato, che permettono ai giovani di presentarsi sul mercato di lavoro con un curriculum di tutto rispetto, pieno di tirocini e corsi mirati all’impiego.
Tutto questo non è perseguito in Italia, dove si punta sempre ai sussidi per le famiglie e niente per la formazione, che rimane nel campo dei privati ed ha costi altissimi, spesso non sostenibili per le famiglie in crisi.
Master e corsi di specializzazione, che sono essenziali per iscrizioni agli albi e per avere un percorso formativo qualificante, hanno costi che variano dai 1000 ai 5000 euro, non praticabili per chi arriva a stento alla fine del mese.