Oggi il sistema scolastico incentiva, molto più di un tempo, le collaborazioni tra insegnanti. Siamo tutti consapevoli di cosa significa team working?
Collaborazioni, co-presenze, team working, progetti comuni, sono tutte espressioni che significano due o più insegnanti che lavorano insieme. Le regole del gioco non sono sempre chiare.
C’è ancora qualcuno che utilizza le ore di copresenza per … farsi i fatti suoi. C’è ancora qualcuno che ritiene di poter essere meno responsabile per ciò che si fa in gruppo rispetto a quando lavora da solo.
Non mi stupisco. Anche nelle aziende c’è chi usa il “noi” non come espressione di un gruppo di lavoro e di una responsabilità condivisa, ma come un facile strumento per poter trovare un colpevole quando qualcosa va storto. E quel “noi” si trasforma in “io” per ricevere i complimenti e in “lui” per scaricare i problemi. E com’è veloce la trasformazione!
Alcuni stabiliscono progetti di collaborazione in funzione della simpatia che hanno verso i colleghi. E questo talvolta produce scarsi risultati.
Una collaborazione funziona sulla complementarietà delle caratteristiche di due, o più, persone. Deve avere un obiettivo comune. E trovare l’obiettivo comune è una negoziazione.
Ed ecco un nuovo termine, negoziazione, usato e abusato anche nel mondo degli affari, di cui pochi conoscono davvero il significato.
Esiste una profonda differenza tra il compromesso e la negoziazione.
In un compromesso ciascuno cede qualcosa del suo obiettivo originale, fino a trovarsi più o meno a metà strada, in un punto comune. L’abilità nel trattare un compromesso sta nel convincere l’altro a fare qualche passo in più, per poterne fare qualcuno in meno noi.
Il meccanismo della negoziazione è completamente diverso. Ciascuno rinuncia completamente al proprio obiettivo per trovarne uno più bello, che sia comune. E l’abilità della negoziazione sta nel trovare le motivazioni profonde, spesso inespresse o solo latenti nella dichiarazione dell’obiettivo di ciascuno. Per questo il negoziatore è spesso una terza persona, o una persona che sappia guardare le cose da viversi punti di vista.
Al termine di una negoziazione ben fatta non esiste più un obiettivo mio e un obiettivo del collega con cui portare avanti un progetto, ma un obiettivo condiviso, che è sia nostro sia mio o suo, indifferentemente. E per questo parlare in prima persona singolare o plurale non cambia la sostanza delle cose.
E, dal momento che insieme abbiamo individuato un obiettivo migliore di quello che avremmo potuto trovare e perseguire singolarmente, siamo entrambe pienamente responsabili per il suo raggiungimento, e il team working può coincidere con la responsabilità individuale.