Se il corriere non si attiene alle modalità di consegna richieste dal cliente, è giusto che – in caso di problemi – paghi i danni relativi. Anche se c’è di mezzo una truffa, come in questo caso.
Pensava di essersi garantito da possibili sorprese, Filippo di Ravenna. Aveva venduto attraverso il sito Subito e Ebay un MC Book Air della Apple per 1.000 euro. Incarica della consegna il corriere BRT, specificando che il pacco doveva essere consegnato in contrassegno, soltanto ad avvenuto pagamento in contanti. Quando, nel giro di pochi giorni, riceve un assegno del valore di 1.000 euro, si immagina che si tratti dell’assegno del corriere BRT e lo porta in banca per depositarlo. E immaginatevi il suo stato d’animo quando dalla banca lo informano che l’assegno è scoperto e che la banca aveva già iniziato la procedura di protesto a sue spese. Immediatamente, il consumatore si rivolge a BRT per ottenere spiegazioni: e qui lo informano che l’assegno arriva dall’acquirente. Al momento della consegna questo aveva sostenuto infatti di non avere a disposizione contanti e che avrebbe pagato con un assegno, quello stesso poi inviato al socio. Il corriere avrebbe accettato perché sarebbe arrivata un’autorizzazione a consegnare il pacco da una fantomatica mail, proveniente da un indirizzo che conteneva sì nome e cognome del socio, ma che il nostro socio neanche conosceva e che mai aveva utilizzato in precedenza per comunicare con BRT.
Il consumatore contesta l’operazione: accettare un assegno in base a una email proveniente da un indirizzo non noto e mai utilizzato per comunicare col corriere è perlomeno una leggerezza, di cui è giusto che Bartolini risponda. A conferma, il socio presenta una denuncia ai Carabinieri.
Il corriere, contattato dal cliente, in conclusione, si è comportato correttamente, rimborsando al socio non soltanto i 1.000 euro dovuti per il pc, ma anche i 92 euro addebitatigli dalla banca per le spese di protesto dell’assegno